La mammografia è lo strumento più efficace per la diagnosi precoce del cancro al seno anche per le donne che hanno protesi mammarie. Va chiarito che non esiste alcuna connessione diretta tra la protesi e il cancro al seno. Alcuni ricercatori sospettano addirittura un legame indiretto tra il rilascio di polimeri protesici e lo sviluppo di tumori al seno. Tuttavia, queste ipotesi non sono supportate da dati affidabili e dipendono dal tipo di materiale protesico utilizzato.

Quel che è certo è che le protesi moderne sono dotate di una doppia membrana esterna che impedisce la fuoriuscita di materiale se lo strato più superficiale è danneggiato.

Tuttavia, l’inserimento o la presenza di protesi mammarie può interferire con test diagnostici come mammografie e palpazione. In realtà molto dipende dal tipo di protesi impiantata e dalla sua posizione.

Alcune delle protesi mammarie più recenti, ad esempio, sono radiotrasparenti e possono essere attraversate liberamente dai raggi X senza oscurare il tessuto mammario sottostante. In questi casi l’efficacia diagnostica è paragonabile a quella di un seno naturale. Le protesi mammarie più vecchie, invece, sono realizzate con polimeri radiopachi che riducono l’esplorazione del tessuto sottostante e, in alcuni casi, impediscono la diagnosi precoce del cancro. In queste situazioni, gli screening standard sono insufficienti per esaminare completamente il parenchima mammario e la diagnosi diventa più difficile.

La densità di radiazione degli impianti mammari dipende quindi dal tipo di materiale utilizzato e dalle sue proprietà fisiche. Prima di iniziare un intervento di mastoplastica additiva è quindi buona norma controllare attentamente le proprietà del materiale protesico e chiedere informazioni dettagliate al chirurgo plastico che esegue l’operazione.

Anche il posizionamento della protesi ha una forte influenza sull’efficacia diagnostica della mammografia. Se l’impianto è posizionato completamente sottomuscolare (sotto il muscolo pettorale), la mammografia non richiede particolari precauzioni e il radiologo può condurre il suo esame senza problemi.
Se invece le protesi vengono utilizzate nella zona sottoghiandolare, cioè al di sopra del muscolo pettorale, l’esame mammografico è meno agevole.
In ogni caso è necessario informare il personale prima di iniziare le procedure diagnostiche. Esiste infatti una particolare metodologia che prevede diverse proiezioni del seno durante l’impianto sottoghiandolare al fine di esaminare il tessuto mammario in tutti i suoi punti.
Questa tecnica permette di ottenere buoni risultati anche se le protesi sono realizzate con materiali radiopachi. Tuttavia, non è esente da controindicazioni in quanto il maggior numero di scansioni eseguite aumenta la dose di radiazioni assorbite. Si tratta comunque di esposizioni ben al di sotto dei limiti massimi che normalmente non rappresentano un rischio per il paziente.

Va inoltre tenuto presente che durante l’esame, una pressione eccessiva sul torace può potenzialmente danneggiare gli impianti. Anche per questo è consigliabile contattare i centri accreditati e informare preventivamente il radiologo della presenza di protesi.

Infine, va ricordato che il materiale della protesi non interferisce minimamente con altri esami diagnostici come l’ecografia e la risonanza magnetica. Quest’ultima tecnica offre una maggiore affidabilità ed è il metodo più sicuro per l’esame del seno con le protesi.

In generale, le donne con una protesi mammaria tendono a ignorare molto più di altre la presenza dei linfonodi, sia per paura di danneggiare la protesi, sia per ragioni oggettive di distinguere il tessuto mammario da quello protesico.
Tuttavia, il chirurgo plastico che ha eseguito l’intervento può fornire informazioni utili per aiutare il paziente a identificare i noduli.

L’analisi dell’efficacia diagnostica della mammografia e dell’autoesame in presenza di protesi mammarie ci ha portato più volte a sottolineare l’importanza di scegliere centri specializzati e personale qualificato. Occorre quindi porre grande attenzione nella scelta delle strutture e del personale da destinare all’intervento